Il restauro architettonico: progetto di Alberto Torsello, Carlo Aymonino, Gabriella Barbini

Il restauro del Compendio monumentale dei Giardini Reali di Venezia rinnova principi, temi urbani e architettonici che hanno
dato vita al progetto ottocentesco. Il recupero delle antiche funzioni, dello spazio all’interno della città e dell’Area Marciana, ripristina le corrette relazioni tra le parti e gli ambiti di cui si compone in simbiosi con il contesto. L’intervento, nelle sue diverse componenti botaniche e architettoniche, rispetta la stratificazione storica evidenziando la matrice del disegno originario del giardino e del Cafehaus annesso, prevedendo, tra le operazioni preliminari, la demolizione dei volumi incongrui, tra i quali il bunker in cemento armato risalente alla Seconda guerra mondiale.
Restaurato il giardino, il Padiglione neoclassico del Santi e il pergolato ottocentesco, ricostruite la grande e la piccola Serra, ripristinato lo storico ponte levatoio, i Giardini Reali hanno recuperato la loro magnificenza e il collegamento con Piazza San Marco. Il dialogo tra antico e nuovo, le connessioni urbane e abitative, l’adeguamento tecnologico e la ricostituzione/restituzione del grande giardino pubblico, rigenerano oggi una delle aree più importanti della città perseguendo principi di riuso e rispetto dell’energia del passato.
 

La Serra

Ripristinata sul suo antico sedime, frutto di un processo progettuale iniziato alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso con gli architetti Carlo Aymonino e Gabriella Barbini, ridimensionata in altezza su richiesta della Fondazione al fine di una migliore armonizzazione nel contesto, ripropone, nel progetto realizzato con la struttura metallica portante a pilastri e capriate, vetrata sui fronti con aperture sul giardino e copertura con manto di lamiera in zinco-titanio, gli stilemi tipici delle serre storiche. Presenta un impianto planimetrico composto da un padiglione centrale a pianta circolare, collegato con lo storico Cafehaus, e da due bracci ortogonali: quello a est, The Human Garden, che ospita le attività artistiche, culturali e di ricerca promosse e sostenute da Venice Gardens Foundation, quello a ovest contenente gli impianti e i servizi.
Per le caratteristiche proprie della Serra, realizzata interamente con struttura in acciaio zincato, costituita da elementi accoppiati disegnati e tagliati al laser, si è prestata particolare attenzione alla qualità del serramento a taglio termico, anch’esso in acciaio zincato, e del vetro ad alto isolamento termico a due camere. La parte impiantistica è stata posizionata sotto il pavimento per evitare di contaminare le superfici verticali e garantirne un funzionamento di massima efficienza energetica.
 

La piccola Serra

Sul lato est del giardino, in corrispondenza della Biblioteca Marciana, è stata ricostruita la cabina dell’energia elettrica mitigata da una piccola Serra che la circonda e che accoglie la collezione di piante in vaso e l’attrezzatura per la manutenzione del giardino. Il serramento utilizzato è simile a quello della Serra principale, ma a taglio freddo e di dimensioni più contenute.
 

Il Padiglione del Caffè

Il Padiglione del Caffè, elegante architettura realizzata da Lorenzo Santi fra il 1816 e il 1817 come conclusione prospettica del viale alberato lungo il Bacino di San Marco, recupera oggi con illycaffè la sua antica funzione.
L’edificio, una geometria semplice in pietra d’Istria, decorata e traforata alla maniera neoclassica e con una cupola centrale, segnato negli ultimi anni da numerose infiltrazioni d’acqua piovana, e da un deterioramento diffuso della pietra, è stato oggetto di un profondo restauro che ha permesso di eliminare le cause del degrado e contemporaneamente di restituire tutte le superfici, interne ed esterne, a una loro dignità formale, senza per questo eliminarne la patina storica e le loro deformazioni naturali.
In particolare, l’intervento realizzato sulla cupola è stato frutto di una approfondita analisi delle preoccupanti condizioni igrometriche dell’elemento architettonico: una guaina bituminosa non traspirante, posata in passato su strato cementizio sotto le lastre di piombo presenti all’estradosso, non ne permetteva infatti la giusta ventilazione.
Attraverso la realizzazione di fori, allo scopo di garantire il flusso dell’aria all’interno dell’intercapedine, sono state migliorate le condizioni di aerazione della cupola. Sulla superficie interna dell’intradosso è stata poi effettuata una disinfestazione accurata della patina e il ripristino dell’intonaco esistente; sul paramento lapideo esterno del Padiglione una pulitura con biocidi in bassa percentuale ha eliminato la presenza di muschi e licheni; sulle cornici, sulle fessure, sui giunti lapidei, e specialmente sugli elementi orizzontali esposti all’acqua, si è intervenuti stuccando tutte le cavità con una maltina di calce e polvere di marmo e sulla cornice del fronte principale è stata sovrapposta una lastra di piombo utile a proteggere le macro rotture della stessa e a darne ordine formale.


Il ponte levatoio

Costituisce la cerniera tra l’Area Marciana e i Giardini Reali verso la riva d’acqua del Bacino di San Marco. Non più utilizzato da molti anni, versava in uno stato di abbandono e deterioramento che ne ha reso necessario un complesso restauro. Si compone di un impalcato strutturale realizzato con un tavolato in legno di larice, profili e mensole in ferro, affiancate sui lati da due pregevoli elementi decorativi in ghisa che richiamano la decorazione della pensilina soprastante. Il ponte è costituito da tre porzioni, due più piccole fisse alle spalle murarie della sponda del canale e una più estesa, centrale, movimentata da un arganello collegato alla vite senza fine in bronzo.
L’intervento, pur mantenendo invariato il modello originale, ha inserito una nuova struttura in acciaio inossidabile acidato adiacente a quella antica, utile a garantirne la collaudabilità e la durabilità futura, ripristinando il meccanismo storico di apertura e chiusura.
 

Il pergolato

Attraversa il giardino segnando la passeggiata da est a ovest per circa 90 metri. È composto da 46 colonne che ne delineano il tracciato rettilineo con una serie di 23 campate di 3 metri ciascuna, e da altri 6 elementi che ne completano il percorso a ovest con la presenza di un gazebo ottagonale. Realizzato negli anni Cinquanta dell’Ottocento – come conferma la tecnica raffinata degli elementi metallici, che dopo la colata in ghisa subivano una rifinitura con mezzi meccanici, mole, scalpelli e frese – non presenta una copertura, ma solamente un telaio perimetrale di traversi di collegamento tra le parti con la funzione principale di sostegno del verde rampicante.
 

Il cancello principale

Realizzato nel 1816, formato da due ante esterne fisse e due ante centrali apribili, vera opera d’arte di altissima qualità e di capacità tecniche di pregio, è composto da elementi in ferro e da fusioni unite tramite spine e incastri.
 

I lampioni

Di antica fattura, presentavano un’ossidazione sensibilmente evoluta, al punto da provocare fenomeni di corrosione importanti della superficie. Il progetto, oltre al loro esterno, ha interessato la completa rimozione della base in cemento non congrua, con la progettazione di una specifica base in fusione di ghisa in armonia con la fisionomia del lampione, ripristinandone l’altezza rispetto alla quota d’origine.


Il Bunker

Costruito in cemento armato durante la Seconda guerra mondiale, e poi mai rimosso, rappresentava, date le significative dimensioni, un elemento di grave alterazione della geometria complessiva dei Giardini Reali. Prima della sua demolizione, le prospettive e le viste verso il Palazzo Reale, la Biblioteca Marciana, il Campanile e il Bacino di San Marco erano infatti completamente nascoste dal manufatto, che trovandosi peraltro a ridosso del pergolato ne avrebbe anche ostacolato il suo parziale restauro.